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Contest Fotografico 2018/ Una Storia di Qualità a Tavola

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Angela Maria, Egidio, Enzo e Roberto Cirigliano: chi semina tratti raccoglie strade

Sfoglio le pagine dei loro volti con la cura con cui si conserva un’antologia preziosa. Una raccolta in cui la copertina risplende di un virtuoso rococò e la costola allinea spartani fogli di una discreta ma resistente cellulosa. Mi accingo a leggere le realtà del Pastificio e Panificio Cirigliano attraverso gli sguardi dei figli di Vito Cirigliano, come l’imperatore Kublai Khan attraverso le evocazioni di Marco Polo nelle Città Invisibili di Italo Calvino. Attraverso i tracciati di Angela Maria, Egidio, Enzo, Roberto. Una miniera di semplicità che, nonostante la mappatura di alto profilo professionale spalmata su diversissime latitudini nazionali, europee e d’oltreoceano, preserva la sua identità e i suoi valori. Garbo e qualità restano trincerate tra queste mura. Come una Torre di Babele che nonostante le cime ambiziose sfugge alla maledizione della perdizione e dell’incomprensione, i prodotti di Panificio Cirigliano e Pastificio Cirigliano Vito e Figli Srl, di queste due piccole aziende, dialogano da anni con appassionati clienti tramandando anche dalle tavole della nostra mensa scolastica le tradizioni gastronomiche lucane.

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Ci immergiamo in questo profumo di gentilezza, a metà mattinata. La produzione procede a un ritmo serrato. Il fabbricato che ci accoglie a Moliterno (PZ), disposto su due livelli, una volta comprendeva oltre al Pastificio anche i marchingegni di un mulino oggi compensato con la fornitura di un grano macinato ad Altamura. Una decina di collaboratori accompagnano la pasta, attraverso labirinti metallici, dal dosaggio della farina all’impasto, dalla lavorazione al confezionamento, dal controllo della qualità del prodotto all’impacchettamento multiplo e alla distribuzione. Una traccia che seguiamo annusando i gesti dei titolari e dei loro camici bianchi spogli di superbia, poi approfonditi intorno a un piatto caldo di gramigna e un antipasto dei salumi dell’azienda Cafra. Ognuno ci racconta del suo ruolo, della calendarizzazione del lavoro che produce e piazza sul mercato una sessantina di formati di pasta dal Lunedi al Sabato. Dell’ampliamento della produzione e dei quintali di pasta che lievitano da quaranta a ottanta, senza perdere la loro genuinità con l’ingresso nella grande distribuzione. Dei ferretti, dei fusilli, della fettuccina, delle orecchiette, della linea Paglia e Fieno e Foglie d’Ulivo, dei cavatelli, dei paccheri rigati e di tutte le sfumature che la pasta perfeziona con la diversificazione del processo produttivo.

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Delle giornate che iniziano alle sei del mattino e finiscono alle dieci di sera, del Certificato di Qualità FS22000 e di che significa vantare un marchio certificato da un Sistema di Gestione per la sicurezza alimentare. Della pastorizzazione, della linea di pasta fresca, dei passaggi e degli scomparti che amalgamano ricette antiche a partire dagli anni ’80 e dallo sguardo di Vito sulle mani esperte della sua compagna di vita in cucina. Un gusto e una consistenza che ricordano la pasta fatta in casa e fanno emergere l’etichetta Cirigliano, da dieci anni Srl, tra gli scaffali dell’omologazione industriale. Nonostante gli inciampi commerciali e la crisi economica che nel 2008 esplode i suoi invasivi tentacoli, questa sinfonia aziendale può vantare una solidità che leggiamo nella quarantenne collaborazione di Biagio.

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Un consolidamento che viaggia col territorio e ne proietta margini di crescita e sperimentazione. Come la linea di pasta assemblata con un ingrediente d’eccellenza del panorama regionale lucano, i peperoni cruschi di Senise. Una cartografia che distribuisce l’ingegno artigianale di Egidio, lo sguardo di Enzo, la puntualità amministrativa di Roberto. Sfogliamo insieme gli scatti della prima spedizione in America. Tra i volti commossi, il sorriso di Angela Maria, primogenita che dopo aver lavorato al Pastificio, diciotto anni fa, prende in mano il Panificio che il papà aveva inaugurato negli anni ‘60, sperimentando la sua forza e le sue fragilità. La sua generosità e le sue delusioni. Le sue angosce e le sue soddisfazioni.

La incontriamo sul far della sera, all’ombra del maestoso Monte Raparo di Castelsaraceno (PZ), condividendo con lei la gratificazione che avverte quando qualcuno la chiama per congratularsi della bontà dei suoi prodotti. Ne coccolano le insicurezze, restituendole il valore di quello che fa e il sorriso di chi lavora per passione.

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Pasta madre, impasto integrale con farina di crusca, biscotti tradizionali all’uovo prelevati dal periodo pasquale castellano. I tarallucci, la linea delle Piccole Golosità e la sua creazione degli Oranciock. Un arcobaleno artigianale, distribuito da Cantù a Caltanissetta e da due rappresentanti, che si sforza di scegliere con cura la fornitura delle materie prime, a partire dalla farina di un mulino del materano avviato negli anni ’50. Ad abbellire il punto vendita è la spontaneità di Angela Maria, che nel rapporto con la clientela fa emergere una sincerità con cui entri subito in empatia. Una sincerità che sa di fiducia e correttezza. Il fabbricato che nel secondo dopoguerra accolse le orme di Vito, oggi apre le porte a due collaborazioni part time e all’apporto di Rosa e Carmela all’attività di famiglia. Angela Maria vede all’orizzonte l’intenzione di acquistare alcuni macchinari per supportare e ampliare la produzione. Senza prescindere dall’originalità delle proprie referenze. Vede l’importanza che la gastronomia ha per il turismo oggi. Me ne parla mentre insieme mangiamo un panino improvvisato dalle ore che sfiorano la cena. Intravede il genio lavorativo che scorre nelle vene di questa famiglia. Una cultura del lavoro fatta di sacrificio, umiltà, rispetto e lealtà. Vedo anche gli occhi dei suoi figli, Giuseppe e Vito, ventitreenne e diciottenne, ancora confusi su quello che faranno nel loro futuro lavorativo, di dove ne costruiranno le opportunità, ma già con le idee chiare sulle migliorie che si potrebbero introdurre nell’azienda, per facilitarne ritmi e prospettive. Dal marketing agli sponsor. Dalla pubblicità all’organizzazione del lavoro e all’idea di una pasticceria. Il rumore delle impastatrici sembra sia stato un sottofondo introiettato dalle loro infanzie per essere un giorno rielaborato.

La commercializzazione dei prodotti di Angela Maria, Egidio, Enzo, Roberto viaggia insieme, consolidando una sinergia e un’indispensabilità di ognuno agli sviluppi aziendali. Un senso di famiglia che non è solo in etichetta. Che possano le generazioni successive a loro camminare sulla scia di questi passi. Come il lettore che, attraverso la propria sensibilità, segue il tracciato dello scrittore attraverso le righe del selciato seminato…

Giusi Giovinazzo

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Il Panificio Lardo Vincenzo e la soglia dei suoi trent’anni

La narrazione del Panificio Lardo Vincenzo srotola i ricordi di una famiglia intera. I paragrafi di Vincenzo tra le panelle da tre chili e il casereccio, l’anima calabrese della moglie Anna, la passione culinaria di Morgana e la famiglia riunita nel laboratorio, tra sgabelli improvvisati a tavolate e mani calde di farina durante le festività. Il tòrtano, questa ciambella dall’incerta etimologia araba compagna di scampagnate primaverili, le pizzette delle ricreazioni scolastiche e i panzerotti dei pomeriggi estivi sui muretti del passeggio.

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Nel 1988, compiuti i vent’anni, dopo aver collaborato all’attività familiare incentrata sull’economia pastorale, Vincenzo decide di rispondere a un avviso privato di cessione attività del paese e di rilevare un panificio. Conscio della sua impreparazione ma determinato nell’indirizzo lavorativo, risoluto nel crearsi un proprio percorso lavorativo in alternativa alla direzione accademica, Vincenzo tra Pisticci e Craco si inizia alla competenza su cui ha appena investito.

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Da allora, le sue giornate iniziano alle 3:30 con la panificazione e continuano fino all’ora di cena con la distribuzione: 120 prodotti artigianali per 400 negozi prevalentemente collocati in Basilicata. La terra che nei dipinti dialogici di Carlo Levi al confino acquistò il fascino, nostalgico e comunitario, di un’isola solidale. Quella stessa terra che oggi gli fornisce, attraverso un Mulino di Agromonte, la materia prima trasformata nell’offerta della sua attività commerciale. Scaffali che esibiscono una varietà di biscotti confezionati da pensieri aderenti alle tradizioni locali e che si slanciano alla sperimentazione. Dopo un anno di avviamento dell’attività, il tratto che Vincenzo ricorda più in salita, varca le soglie del suo progetto di vita e di lavoro una ventiduenne cosentina. La sua passione per le creazioni dolciarie, per la pasticceria, permette al Panificio di ampliare le sue referenze e di presentarsi ad oggi anche come Biscottificio e Dolcificio. I suoi ricordi, come quelli di tutte le mamme, sembrano i più eclettici. Come un album sfogliato con in sottofondo le note di Bregovic. Ce la immaginiamo col grembiule imbrattato di cacao dei Mostacciuoli cullare sul fianco destro le sue bimbe. A ventisette anni, Anna è mamma per la seconda volta. Passando attraverso l’articolazione delle sue parole, possiamo vedere Maria Beatrice, primogenita, che all’età di quattro anni scalda il latte alla sorella, le nuvole di farina che si scambiano per gioco tra gli impegni lavorativi dei genitori. Sembra prender forma anche il tentativo di Anna di integrarsi nella comunità castellana assemblando le sue idee in delizie farcite. In panettoni e colombe artigianali morbidi del lievito madre e del tempo, dei giorni, con cui vengono impastati. La incontriamo in una mattinata di produzione, che profuma il punto vendita di un buon odore che sa già di Natale.

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La sua orbita fitta di parole ci parla della difficoltà di gestire questa doppia dimensione domestica e della soddisfazione di poter oggi guardare all’attività della sua famiglia come il frutto dei sacrifici di ogni componente. Vediamo questo intreccio di vite negli occhi ventiquattrenni lucidi di Morgana quando ci trasferisce l’orgoglio che prova nel modo in cui i suoi genitori le hanno permesso di crescere. Una maturazione che l’ha traghettata al pensiero incerto e timoroso, ad oggi in sordina, di mettersi in proprio con un laboratorio dolciario. Intanto, gli amaretti sono finiti su Eplatform, una piattaforma di e-commerce che compra e vende beni e servizi. Che il futuro di quest’attività possa avanzare, con rinnovati passi, a altri capitoli da scrivere e condividere!

Giusi Giovinazzo

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ABITARE CON CONSAPEVOLEZZA: NATURALMENSA ALLA #SERR2017

NaturalMensa, il programma educativo di refezione scolastica attivo da un anno nel Comune di Castelsaraceno in co-progettazione tra amministrazione e Cosmos Cooperativa, ha aderito alla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti.

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Lunedi 20 Novembre, negli spazi e negli orari della mensa scolastica, gli alunni del plesso scolastico di Castelsaraceno hanno pranzato con piatti e posate compostabili condividendo informazioni orientate a consolidare una sensibilità ecosostenibile, con argomentazioni che abbracciano più spunti di riflessione. Dai fondali dei nostri mari inquinati agli alberi abbattuti, dal petrolio che alimenta l’industria della plastica alla fame nel mondo. Attraverso descrizioni, dati, analisi, sguardi competenti e attitudini etiche, si è parlato dell’importanza di ridurre e prevenire l’accumulo dei rifiuti, anche a tavola, approfondendo questo step di consapevolezza con la pesatura degli stessi. Dagli scarti della pre-lavorazione dei pasti e del pranzo, separando la frazione organica da avviare a compostaggio, abbiamo quantificato un ottimo 96,92% di Raccolta Differenziata. Su 106 piatti, solo 900 grammi di rifiuto indifferenziato, nessun oggetto di plastica o carta e una compostiera da inaugurare nei prossimi mesi grazie al gestore del servizio di raccolta dei rifiuti Ecological Systems.

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Una giornata di sensibilizzazione che problematizza le nostre impronte antropomorfe invasive sugli equilibri ambientali. Una miopia da scardinare proprio partendo dalle scuole, florilegi di quella cultura che non può prescindere da uno sguardo lungimirante, capace di inebriare delle sue tinte la società tutta.

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Sottolinea l’importanza dell’istituzione scolastica per le nostre comunità anche Nicla Zarli, dirigente dell’Istituto Comprensivo “Giacomo Racioppi” di Moliterno, che apprezza l’iniziativa, inserendola nella bontà più ampia del discorso progettuale di benessere promosso da NaturalMensa. Una complessità che incrocia svariati aspetti di educazione alla salute; dalla sostenibilità del sistema alimentare alla salubrità degli alimenti, dalla tematizzazione dei rifiuti come risorse alla prevenzione delle malattie e dei disturbi correlati a una scorretta alimentazione. Un progetto importante da potenziare – specifica la Dirigente – con il contributo relazionale delle famiglie e una forma mentis per i futuri cittadini delle nostre società all’insegna delle attività produttive sostenibili, degli antichi mestieri, delle realizzazioni personali che si incrociano alle peculiarità del territorio che abitiamo. Una vocazione che nella buona gestione dei rifiuti e nel cambiamento delle abitudini quotidiane imprenditoriali e individuali si consolida, rafforzandosi appunto nell’alleanza strategica con la Scuola. Lo sottolinea Valeria Tempone, presidente di Legambiente Basilicata, organizzazione che ha annoverato Castelsaraceno nei primi mesi di quest’anno tra i Comuni Ricicloni, con le buone pratiche regionali di economia circolare. Un riconoscimento a cui ha contribuito in maniera determinante il progetto NaturalMensa, una comunione di intenti che potrebbe nei prossimi anni essere potenziata dalla programmazione di azioni comuni finalizzate a condividere e narrare le pratiche virtuose di gestione del territorio e dell’ambiente.

Giusi Giovinazzo

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Panificio e Pastificio Cirigliano: le impronte coraggiose di Vito Cirigliano

La narrazione galleggia nomi propri e annualità, debiti e traguardi, visioni e risolutezza. Una carovana di esperienze di cui cerco di recuperare la consistenza attraverso il nugolo di note che Vito Cirigliano sdrucciola tra i suoi nitidi ricordi.  Una consistenza che ha il volto morbido del pane appena sfornato, l’essenza familiare del pranzo domenicale, le mani compatte e lo sguardo coraggioso dell’imprenditore moderno. Tra gli anni ’60 e ’80, avvia un’avventura solida etichettata Panificio Cirigliano e Pastificio Cirigliano Vito e Figli Srl.  Un florilegio intelligente di opportunità e rischi traghettata anche sulle tavole della nostra mensa scolastica, che veicola profumi di realizzazioni personali e sviluppo locale.

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Una trama ricca di vita, generosa come i chicchi di grano in Estate, che Vito sfalda tra episodi e insegnamenti, paragrafi puntuali e valutazioni. Dai soli tre mesi di frequenza della Prima elementare a un fabbricato allestito nel 1966 con un forno capace di produrre 24 quintali di pane in una giornata, a un terreno di 3300 metri quadri che promuove dal 1986 la sapienza culinaria della pasta lucana. Progetti imprenditoriali con sedi, rispettivamente, nei Comuni di Castelsaraceno e Moliterno. In mezzo, il sogno di quelle cinquantamila lire guadagnate in Svizzera nel 1961 con un impiego stagionale da manovale, il suo primo viaggio in treno, la scuola serale che gli insegna a fare i calcoli e orientarsi tra le tabelline, una tempra orgogliosa e lungimirante. Una trebbiatrice, un mulino e gli ottocento quintali di grano che il suo territorio, Castelsaraceno, gli offriva. Una montagna di materie prime genuine e la traccia di una filiera che organizza la fruizione del prodotto finito. Orfano di mamma dall’età di due anni, un’infanzia vissuta tra le coccole dei nonni all’ombra del papà al fronte del secondo conflitto mondiale, Vito oggi a 82 anni emana un bagliore particolarissimo, quello di chi ripercorre le tappe di un sentiero con la soddisfazione esperta del viandante che continua a guardarsi intorno in cerca di nuove sfumature. Avido di vita, ricompone questa cosmologia di tecniche e creatività, raccontando con entusiasmo delle sue invenzioni artigianali, dei suoi macchinari, dell’esigenza curiosa che motivò quei marchingegni a cui allude indicandomi i rispettivi prodotti partoriti, delle esportazioni a New York dei Ferricelli. Ma, più che lo sbarco della distribuzione tra il Vecchio e il Nuovo Continente, quello che Vito mi affida è soprattutto l’emozione che gli procura il lavoro dei suoi quattro figli. Un foglio di futuro umido di parole, un ponte generazionale fatto di cura e fiducia reciproca, investimenti e utile, emigrazioni al contrario sul filo rosso dei radicamenti e dei legami familiari. Un’economia che mantiene la sua complessità etimologica, la sua dimensione domestica, così localizzata eppure così ramificata. Un marchio di qualità e di tradizioni che parla il linguaggio della famiglia Cirigliano anche da scaffali a mille miglia da Castelsaraceno. Un packing che parla del loro garbo e della loro comunità. Della cultura del sacrificio e della determinazione di Vito. I suoi occhi sottolineano più volte, come il ritornello di un disco che si imprime nell’animo di chi lo ascolta, il valore che assumono l’intensità con cui si crede nelle proprie idee, per il merito e il successo delle stesse, e la responsabilità che chi ci circonda ha nell’incoraggiarci o denigrarci. Nello stimolarci o ostacolarci. Negli scambi che sapranno offrirci o nella chiusura culturale a cui si condanneranno. Vito, che nella sua vita sembra aver sempre tergiversato l’inibizione della paura, si dichiara innamorato della tecnologia, del progresso, della sperimentazione e dell’amicizia. Un’onda di entusiasmo e di amore per la vita che straripa e ritirandosi rende fertili i passi così fermi delle sue impronte. Uno specchio del carattere con cui ha forgiato le sue attività, oggi portate avanti da Angela Maria, Roberto, Egidio e Enzo, con umiltà e competenza, da una decina di collaboratori e da numerosi, fidelizzati consumatori. Un’immagine dell’uomo vitruviano, così al centro di se stesso eppure così filantropico nelle sue azioni, così talentuoso nella sua capacità di sbagliare e correggersi, così orgoglioso del suo potere di creare, anticipare i tempi e di condividere i prodotti delle sue esercitazioni, come gli artisti nelle botteghe rinascimentali. Un groppone, un quadro di tinte armoniose e solchi profondi, come quelle rughe, quei filamenti di grano che la pasta conserva con sé anche sulle nostre tavole. L’esperienza di Vito, che ha valorizzato con un’aspirazione lavorativa questa terra lucana abitandone le potenzialità fino in fondo, arriva dritto al cuore, infondendo il gusto così deciso alimentato dal coraggio dell’opportunità e dall’industria delle idee.

Giusi Giovinazzo

 

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NaturalMensa 2017-2018: l’economia della felicità nelle mense scolastiche di Castelsaraceno

Dal 18 Settembre, le tavole della mensa scolastica di Castelsaraceno tornano a donare frutti di eco sostenibilità, a condividere tracce gastronomiche dal gusto sano e dal profumo solidale. Riattivato per l’anno scolastico 2017-2018 NaturalMensa, il servizio sperimentale di refezione scolastica con prodotti bio, a chilometro zero e filiera corta, un ambizioso programma di referenze in dispensa avviato nel Novembre dello scorso anno a seguito di un atto di indirizzo dell’Amministrazione Comunale gestito e strutturato dalla Cooperativa sociale Cosmos.

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A impreziosire di senso il servizio, che lo scorso anno ha erogato 9117 pasti, laboratori di educazione alimentare per le classi dell’istituto, sportelli di consulenza gratuita con la biologa nutrizionista per le famiglie. La mission fortemente educativa del progetto è affiancata da un’orbita partecipativa che ha coinvolto la comunità tutta in questo programma di benessere per il borgo lucano. Un’aspirazione di progettazione partecipata a cui ha contribuito l’organizzazione di eventi in-formativi, con un registro tematico variegato. Dall’agricoltura sociale agli stili di vita salutari, dalla tutela paesaggistico-ambientale, al turismo responsabile e alla valorizzazione delle tradizioni gastronomiche locali come presidio culturale di un territorio.

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Nei prossimi mesi, NaturalMensa amplierà la sua prospettiva progettuale proprio grazie al coinvolgimento di partner autorevoli come Uisp, Conprobio e Slowfood.
Un partenariato che dovrà essere rafforzato con il coinvolgimento del Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata e dei Parchi Nazionali del Pollino e dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese. L’assessore regionale Luca Braia ha già espresso apprezzamenti importanti sul progetto, ipotizzando la strutturazione di un modello di refezione scolastica da applicare a livello regionale proprio partendo dall’esperienza di NaturalMensa.

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Alla base del progetto, c’è un’idea di condivisione, che si declina anche a livello comunicativo con la narrazione durante l’anno scolastico tramite brochure, sito web, blog, pagina Facebook e Newsletter. Così si offrono informazioni sui menu somministrati, garantendo la tracciabilità dei prodotti, i produttori e fornitori con cui ci si interfaccia. Tramite gli strumenti del Web 2.0, NaturalMensa dalle mura scolastiche espatria in una community virtuale attraverso un’impostazione di consumo critico, ricostruendo e promuovendo le variabili che compongono il prodotto finito che gustiamo.Il capitale umano, la sapienza, la provenienza e i meccanismi anche contrattuali di produzione, lavorazione e distribuzione. Ricostruire questo elemento poetico che la gastronomia veicola ci prepara a intuire e poi consolidare anche una relazione dialogica con i territori che abitiamo. Una connessione, una localizzazione che ambisce a indirizzare lo sviluppo di Castelsaraceno nel solco delle sue radici e delle vocazioni agro-silvo-pastorali del suo territorio. Solchi e rughe che, concretizzandosi, dovrebbero ispirare comportamenti imprenditoriali e formativi qualitativamente elevati per i ragazzi che sceglieranno nei prossimi anni il percorso di vita su cui investire, con l’auspicio che possano ricongiungersi alla Terra che li ha partoriti. Il Comune Riciclone lucano 2017, che ha inaugurato ad Aprile il Museo della Pastorizia, geografia montuosa incastonata tra due Parchi Nazionali, investe e impegna sul bilancio comunale un consistente importo finanziario (circa 77 mila euro annui), per garantire un servizio pubblico all’avanguardia e intercettare perfettamente gli indirizzi politici nazionali ed europei in tema di ristorazione collettiva, senza imporre surplus finanziari al budget familiare.
Dalle ultime dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Martina sulla certificazione delle mense scolastiche biologiche ai bandi che finanziano programmi da attuare in settori strategici, come l’agricoltura e l’allevamento. Un’economia della felicità che brulica a tavola, traghettando un’idea di (de)crescita a partire dalle più giovani generazioni e dalle aree interne della Basilicata.

Giusi Giovinazzo

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NaturalMensa: Modello di Sviluppo Locale e di Benessere per la Comunità (5 Maggio, Castelsaraceno)

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Avere o Essere? I CambiaMenti Sostenibili di Daniele e Eliana

Avere o essere? Consumare o condividere? Gli interrogativi di Erick Fromm, a proposito di una Promessa di benessere alla deriva di disastri ecologici, dal secondo dopoguerra europeo, vengono catapultati nel Museo della Pastorizia, a Castelsaraceno, e introducono l’incontro NaturalMensa-Storie di CambiaMenti Sostenibili, Venerdi 21 Aprile. A strutturare la serata, le testimonianze di vita di Daniele Scalcione e Eliana Viggiani, che operano nel campo dell’agricoltura sociale, bio, della riduzione dei rifiuti e per un turismo responsabile, slow&green.

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Dopo gli interventi del sindaco di Castelsaraceno Rocco Rosano, che sottolinea la proiezione ecologica degli interventi amministrativi, Francesca Defelice – presidente della Cooperativa Cosmos – interviene sulla visione che alimenta la progettualità di NaturalMensa, da servizio di refezione scolastica con prodotti bio, a chilometro zero, filiera corta a laboratori di educazione alimentare e incontri informativi di sensibilizzazione alla conoscenza e all’approfondimento di ciò che mangiamo. Della sua provenienza produttiva e distributiva, delle sue etichette nutrizionali. Daniele è uno dei produttori della mensa scolastica, tramite la fornitura del consorzio lucano Conprobio. La Storia di Qualità che NaturalMensa ambisce a scrivere si traccia, dunque, direttamente attraverso la promozione dell’incontro tra il progetto di vita di Daniele e la comunità di Castelsaraceno. Daniele ci parla degli Orti del Conte Adino, la sua attività di produzione agricola che la famiglia porta avanti da generazioni. Dopo anni nel campo della ristorazione, dei turni festivi lontani dagli affetti, Daniele sceglie di radicarsi a quei terreni che diventeranno perimetro di un progetto sperimentale di agricoltura sinergica.

 

Sceglie di lavorare quei terreni senza ausilii meccanici, risparmiando così petrolio e investimenti in economie che sfruttano risorse fossili fortemente inquinanti per la natura che abitiamo. L’esperienza di Daniele si costruisce non solo attraverso Conprobio e le normative europee che certificano le produzioni biologiche, ma anche con Campo libero, un’associazione che in un appuntamento settimanale al mercato, promuove l’acquisto di prodotti locali, a chilometro zero, genuini, senza la mediazione della Grande Distribuzione, che spesso sceglie per noi, con meccanismi pubblicitari e consumistici, le referenze su cui investire. Agricoltura naturale, economia di relazione, garanzia partecipata sono le concettualità alla base dell’esperienza di Campo libero, la cui garanzia è la fiducia che si instaura tra il produttore e il consumatore. Non solo presidio ambientale del territorio, ma attenzione affinché gli attori della produzione non siano sfruttati. Un’etica del lavoro che investe sulla qualità del prodotto e sulla giusta remunerazione del produttore e di eventuali collaboratori. In questo modo, attraverso la conoscenza degli scenari che sorreggono ciò che mangiamo, abbiamo la responsabilità di sapere e di scegliere cosa acquistare e quali meccanismi sociali alimentare. Prima della premiazione dei partecipanti al contest fotografico “Una Storia di Qualità a Tavola” con un cesto di prodotti offerti da Conprobio, che calerà il sipario sull’incontro, la preziosa testimonianza di Eliana Viggiani, una narrazione che parte dagli eventi organizzati con lo IED alle fattorie in Australia, per approdare a Matera, con Casa Netural e il B&B L’Albero di Eliana.

 

Da un senso di insoddisfazione a una scelta radicale di vita, che ritrova la sua vocazione appagante in ciò che si compie. Una produzione che emargina le componenti materiali e apparenti, per mettere al centro la riduzione dei rifiuti e le relazioni umane che si fondano sul dono e la condivisione dei propri talenti. Da un iniziale salto nel vuoto, che si scontra con le aspettative e la routine sociali, Eliana attraverso il suo percorso svolto a diversissime latitudini, ci racconta dei suoi programmi di riduzione dei rifiuti, delle cene a zero rifiuti, delle colazioni preparate ai suoi ospiti con materie prime acquistate direttamente dai produttori materani.

Vite che incitano alla consapevolezza delle nostre azioni, a una cultura dell’autenticità che trova nel principio di originalità e nella responsabilità elementi potenzialmente rivoluzionari rispetto al conformismo in cui ci ritroviamo immersi. Le note finali di questo prezioso incontro, si agganciano alla necessità di un’educazione sentimentale delle nostre vite, del rispetto per la diversità, che acquista senso in un rinnovato valore del denaro. Attraverso la lentezza dei processi con cui ci approcciamo agli altri, promuoviamo senza accorgecene anche una cultura della pace che nello scambio di competenze, informazioni, punti di vista non compra gli individui, ma ne valorizza le storie, i progetti, contribuendo a non snaturare la sua ricchezza, radicata a ciò che siamo e non a ciò che abbiamo o esibiamo.

Naturalmensa cresce attraverso queste e altre storie di qualità e di meriti che il successo dei riflettori spesso non incorona. Il progetto cresce attraverso l’allargamento degli attori che partecipano a questi processi di CambiaMenti. Dalle istituzioni che promuovo atti di indirizzi orientati all’ecosostenibilità delle realtà territoriali, alle famiglie, alle scuole e alle cooperative sociali che promuovono il benessere a tutto tondo delle comunità. Ai partner che dall’esterno di queste comunità, apprezzando la bellezza di NaturalMensa, forniranno il loro apporto competente e appassionato nei prossimi mesi…

Giusi Giovinazzo

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Una Storia di Qualità a tavola – contest fotografico

Fotografa un piatto preparato nella tua cucina e invialo all’indirizzo email info@naturalmensa.it, compilando e allegando la scheda di partecipazione che puoi scaricare da questa pagina (scheda-di-partecipazione-contest-fotografico). Immortala uno dei momenti conviviali più belli della giornata o della tua famiglia, quando ci si riunisce a tavola per raccontarsi la propria giornata, gustando deliziosi cibi, magari preparati insieme.

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Il cibo è un mezzo di espressione della personalità di chi lo gusta o lo cucina e un parametro importante che la nostra società assume per rapportarsi all’ambiente, alla stagionalità dei prodotti e alle sue tradizioni. Raccontaci questa traccia di cultura e di creatività, segnalandocela con uno scatto fotografico e una breve descrizione. Fotografare un proprio piatto e condividerlo con la propria comunità vuole essere un modo e un invito a soffermarci su cosa e come mangiamo, ma anche su una passione e una abitudine che ha delle importanti ripercussioni sul benessere del nostro corpo e sugli equilibri naturali che i nostri stili di vita inconsapevolmente mutano.

Per consultare e scaricare il regolamento: regolamento-contest